Percentuale di territorio sottoposto a inusuali condizioni umide o secche

Le condizioni di siccità o di umidità che comportano situazioni di deficit o di eccesso idrico sono determinate da uno squilibrio tra apporti piovosi e perdite per evapotraspirazione. I fattori climatici chiave che determinano tali condizioni sono pertanto prevalentemente legati alle variazioni di precipitazione e temperatura, che a loro volta influenzano la quota di evapotraspirazione.

Incidono sulla capacità di disporre di risorsa idrica  pressioni antropiche quali i prelievi eccessivi esercitati dalle diverse attività umane e le carenze infrastrutturali e/o gestionali, nonché le condizioni qualitative delle risorse idriche che possono limitarne la possibilità di impiego per i diversi usi.

I fattori climatici contribuiscono in maniera diretta causando, a seconda della persistenza, una ridotta umidità nei suoli, un decremento dei deflussi nei corsi d’acqua e un più esteso periodo di secca in quelli a carattere temporaneo, una ridotta ricarica delle falde acquifere e uno scarso apporto a laghi e invasi di raccolta.


L’indicatore è basato sullo Standardized Precipitation Index (SPI) e valuta sia le percentuali di territorio soggette a eventi di siccità moderata o severa (–2 < SPI ≤ –1) o di siccità estrema (SPI ≤ –2) sia le percentuali di territorio con condizioni di umidità moderata o severa (1 ≤ SPI < 2) o di umidità estrema (SPI ≥ 2). L’applicazione dello SPI su diverse scale temporali riflette le modalità con cui la siccità impatta sulla disponibilità delle risorse idriche per le diverse finalità socio-economiche e ambientali: su periodi brevi (3 mesi) fornisce indicazioni sulla umidità dei suoli, mentre su periodi medi o lunghi (12 mesi) fornisce indicazioni sulla riduzione delle portate fluviali e dei volumi invasati nei bacini di accumulo e sulla disponibilità delle acqua nelle falde.

L’indice climatico a diverse scale temporali è correlato con le condizioni di siccità delle risorse idriche di un territorio, permettendo perciò di valutarne la frequenza, l’estensione e la severità ed evidenziare eventuali trend. 

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I trend crescenti statisticamente significativi per le aree soggette a deficit di precipitazione (siccità) valutati con lo SPI a 12 mesi e trend decrescenti per le aree soggette a valori normali e/o di surplus di precipitazione evidenziano un aumento nella percentuale del territorio italiano soggetto a siccità estrema su base annuale, a partire dall’inizio degli anni ’50, in linea con quanto riscontrato anche a livello europeo, strettamente dipendente all’impatto già in corso dei cambiamenti climatici. Alla scale di aggregazione di 3 mesi, non si riscontrano trend statisticamente significativi.

Contatti: 

Giovanni Braca – giovanni.braca@isprambiente.it 

L’analisi effettuata sul periodo 1952-2022 evidenzia trend crescenti statisticamente significativi per le aree soggette a siccità valutati con lo SPI a 12 mesi e, di conseguenza, trend decrescenti per le aree soggette a valori normali e/o di surplus di precipitazione. A scala annuale, si individuano 5 periodi in cui la condizione di siccità estrema ha interessato più del 20% del territorio nazionale: 1989–1990; 2002, 2012; 2017; 2022. Il primo di questi periodi fa parte della «grande siccità» che colpì l’Italia nel triennio 1988–1990, gli altri 4 sono tutti successivi e nessuno è antecedente. Nel 2022, la media (dei dodici valori mensili) della percentuale del territorio caratterizzata da valori di SPI a 12 mesi rientranti nella situazione di normalità (47,8%) è risultata inferiore alla corrispondente media sull’intera serie (68,0%), mentre le percentuali del territorio caratterizzate da valori estremi negativi di SPI sono risultate superiori alla media. Idem per l’aggregazione a 3 mesi.

  • Fonte e accessibilità dei dati di base: Elaborazioni ISPRA su dati pluviometrici raccolti dagli uffici regionali e delle province autonome responsabili del monitoraggio idro-meteorologico e dal soppresso SIMN.
  • Unità di misura: Percentuale
  • Copertura spaziale: Nazionale
  • Copertura temporale: 1952–2022

Lo SPI è calcolato sui grigliati, di risoluzione 1 km, di precipitazione mensile, aggregati a 3 e 12 mesi, ottenuti dal modello BIGBANG su dati ufficiali a scala regionale e nazionale. Sono poi determinate le percentuali del territorio caratterizzate da: siccità estrema; siccità moderata o severa; normalità, umidità moderata o severa; umidità estrema

Per l’area del Mediterraneo è previsto, nelle proiezioni future e per i diversi scenari di emissione dei gas a effetto serra (GHG), un aumento delle temperature e una riduzione delle precipitazioni dalla maggior parte dei modelli Global Circulation Models (GCMs) e Regional Climate Models (RCMs) come anche confermato dal Sixth Assessment Report (AR6) dell’Intergovernmental Panel on Climate Change delle Nazioni Unite. 

A scala nazionale, cambiamenti nel regime delle precipitazioni associati a quelli di temperatura porteranno a un significativo aumento degli eventi siccitosi e a una riduzione della risorsa idrica disponibile, su gran parte della Penisola. Questi impatti sono già in essere in Italia a causa dell’attuale livello di global warming.