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Ambiente alpino ed appenninico
Nelle aree montane italiane, e in particolare nell’arco alpino, gli effetti dei cambiamenti climatici avranno una magnitudine tre volte superiore rispetto alla media mondiale. Il riscaldamento dell’aria alpina italiana negli ultimi 30 trent’anni è stato, infatti, particolarmente elevato, con valori pari a tre volte la media mondiale dell’emisfero Nord. Anche il regime delle precipitazioni ha subito delle modifiche, con una tendenza alla diminuzione dei giorni piovosi e un aumento degli eventi piovosi intensi. I principali modelli climatici prevedono per i prossimi decenni un’intensificazione delle tendenze finora evidenziate con possibili conseguenze in termini di risalita in quota del limite di scioglimento del permafrost (suolo permanentemente ghiacciato), accelerazione del processo di ritiro dei ghiacciai e riduzione della copertura nevosa, anche se più marcata a bassa quota.
In un simile scenario, con elevata probabilità si potranno verificare significative modifiche nel regime idrologico montano, con conseguenze in termini di rischio idrogeologico e ridotta disponibilità della risorsa idrica. Lo scioglimento delle masse glaciali e del permafrost renderà aree finora stabili gradualmente più soggette a maggiore rischio di eventi quali crolli, frane e smottamenti. Gli impatti che il cambiamento climatico produrrà sull’ambiente alpino potranno avere conseguenze importanti sull’industria turistica montana, soprattutto quella invernale (Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, 2015).