Percentuale di territorio sottoposto a inusuali condizioni umide o secche

Le condizioni di siccità o di umidità che comportano situazioni di deficit o di eccesso idrico sono determinate da uno squilibrio tra apporti piovosi e perdite per evapotraspirazione. I fattori climatici chiave che determinano tali condizioni sono pertanto prevalentemente legati alle variazioni di precipitazione e temperatura, che a loro volta influenzano la quota di evapotraspirazione.

Incidono sulla capacità di disporre di risorsa idrica  pressioni antropiche quali i prelievi eccessivi esercitati dalle diverse attività umane e le carenze infrastrutturali e/o gestionali, nonché le condizioni qualitative delle risorse idriche che possono limitarne la possibilità di impiego per i diversi usi.

I fattori climatici contribuiscono in maniera diretta causando, a seconda della persistenza, una ridotta umidità nei suoli, un decremento dei deflussi nei corsi d’acqua e un più esteso periodo di secca in quelli a carattere temporaneo, una ridotta ricarica delle falde acquifere e uno scarso apporto a laghi e invasi artificiali.


La siccità di solito comporta una riduzione della copertura vegetale, maggiore erodibilità del terreno ed è quindi tra i fattori predisponenti ai processi di desertificazione. Se la siccità è prolungata, l’impatto negativo si manifesta sotto forma di danni diretti derivanti dalla perdita di disponibilità di acqua per i diversi usi civile, agricolo e industriale e ambientale, con conseguenti problemi di approvvigionamento, minori rese delle colture agrarie e degli allevamenti zootecnici, perdita di biodiversità e di equilibrio degli ecosistemi naturali.

Una maggiore frequenza di condizioni di deficit pluviometrico, associata a un aumento delle temperature determina uno squilibrio nel bilancio idrologico, che in funzione dell’entità delle anomalie e della persistenza delle suddette condizioni causano una riduzione della disponibilità della risorsa idrica.

L’indicatore è basato sullo Standardized Precipitation Index (SPI) e valuta sia le percentuali di territorio soggette a eventi di siccità moderata o severa (–2 < SPI ≤ –1) o di siccità estrema (SPI ≤ –2) sia le percentuali di territorio con condizioni di umidità moderata o severa (1 ≤ SPI < 2) o di umidità estrema (SPI ≥ 2). L’applicazione dello SPI su diverse scale temporali riflette le modalità con cui la siccità impatta sulla disponibilità delle risorse idriche per le diverse finalità socio-economiche e ambientali: su periodi brevi (3 mesi) fornisce indicazioni sulla umidità dei suoli, mentre su periodi medi o lunghi (12 mesi) fornisce indicazioni sulla riduzione delle portate fluviali e dei volumi invasati nei bacini di accumulo e sulla disponibilità delle acqua nelle falde.

L’indice climatico a diverse scale temporali è correlato con le condizioni di siccità delle risorse idriche di un territorio, permettendo perciò di valutarne la frequenza, l’estensione e la severità ed evidenziare eventuali trend.

Download dei dati

I trend, statisticamente significativi, crescenti per le aree soggette a deficit di precipitazione (siccità) e decrescenti per le aree soggette a valori di surplus di precipitazione (umidità), valutati con lo SPI a 12 mesi, evidenziano un aumento nella percentuale del territorio italiano soggetto a siccità estrema su base annuale, a partire dall’inizio degli anni ′50, in linea con quanto riscontrato anche a livello europeo, strettamente dipendente all’impatto già in corso dei cambiamenti climatici.

Alla scale di aggregazione di 3 mesi, non si riscontrano a livello nazionale trend statisticamente significativi.

Contatti: 

Giovanni Braca – ISPRA

giovanni.braca@isprambiente.it 

L’analisi del periodo 1952–2024 mostra un trend in aumento delle aree in Italia soggette a deficit di precipitazioni (siccità) e un trend in diminuzione di quelle soggette a surplus di precipitazioni (umidità). I trend, rilevati sulla base dello SPI a 12 mesi (SPI12), sono statisticamente significativi e legati agli impatti del cambiamento climatico.

Nel 2024, le percentuali medie mensili del territorio nazionale soggetto a siccità estrema (5,3%) e a siccità moderata o severa (19,2%), valutate sulla scala a 12 mesi, risultano superiori alle rispettive medie di lungo periodo. Alla scala a 12 mesi, si registrano anche anomalie positive per le condizioni di umidità estrema, con in media il 9,1% di territorio coinvolto, e di umidità moderata o severa, con in media il 19,2%. In termini di SPI12, luglio e giugno sono stati i mesi maggiormente colpiti dalla siccità (ca. il 40% del territorio sottoposto a tale condizione, da estrema a moderata), mentre ottobre quello caratterizzato da umidità (42%).

Sulla scala a 3 mesi, le percentuali medie mensili del territorio nazionale soggetto a siccità nel 2024 sono state inferiori alle medie storiche, mentre sono state positive quelle relative ai territori soggetti a umidità per effetto degli eventi intesi occorsi nel Nord Italia

  • Fonte e accessibilità dei dati di base: Elaborazioni ISPRA su dati pluviometrici raccolti dagli uffici regionali e delle province autonome responsabili del monitoraggio idro-meteorologico e dal soppresso SIMN.
  • Unità di misura: Percentuale
  • Copertura spaziale: Nazionale
  • Copertura temporale: 1952–2024

Lo SPI è calcolato sui grigliati, di risoluzione 1 km, di precipitazione mensile, aggregati a 3 e 12 mesi, ottenuti dal modello nazionale BIGBANG di ISPRA, versione 9.0, su dati ufficiali a scala regionale e nazionale. Sono poi determinate le percentuali del territorio caratterizzate da: siccità estrema; siccità moderata o severa; normalità, umidità moderata o severa; umidità estrema

Per l’area del Mediterraneo è previsto, nelle proiezioni future e per i diversi scenari di emissione dei gas a effetto serra (GHG), dalla maggior parte dei modelli Global Circulation Models (GCMs) e Regional Climate Models (RCMs), un aumento delle temperature e una riduzione delle precipitazioni, come anche confermato dal Sixth Assessment Report (AR6) dell’Intergovernmental Panel on Climate Change delle Nazioni Unite.

A scala nazionale, i previsti cambiamenti nel regime delle precipitazioni associati a quelli di temperatura porterebbero a un significativo aumento degli eventi siccitosi e a una riduzione della risorsa idrica disponibile, su gran parte della Penisola. Questi effetti sono già in parte osservabili in Italia a causa dell’attuale livello di global warming.