Industrie e infrastrutture pericolose

Il settore industriale, con l’eccezione di quello energetico e dei settori grandi consumatori di risorse idriche, non è comunemente percepito come un settore economico particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici, essendo anzi prevalente la considerazione circa le nuove opportunità che questi potranno offrire ad alcuni business (ad es. delle tecnologie ambientali, dei materiali di costruzione e per l’isolamento, ecc.).

Tuttavia i cambiamenti climatici comportano non solo opportunità ma anche rischi. In particolare l’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi meteorologici estremi, con il loro corredo di fulminazioni, alluvioni e frane, e l’aumento del livello del mare provocheranno danni ad infrastrutture ed attività industriali che utilizzano processi e sostanze chimiche pericolose, con crescenti conseguenze per i lavoratori, per la popolazione che vive nelle aree circostanti e per l’ambiente.

Poiché la frequenza e l’intensità di questi fenomeni è destinata ad aumentare a causa dei cambiamenti climatici, è probabile che gli impatti sulle infrastrutture (es. gasdotti, oleodotti, condotte trasportanti sostanze infiammabili o tossiche) e sulle attività industriali pericolose (es. stabilimenti a rischio di incidente rilevante e altre attività produttive che utilizzano sostanze chimiche pericolose) saranno sempre più significativi. Si determinerebbe, quindi, un aumento dei cosiddetti eventi NaTech, acronimo che definisce gli eventi nei quali un disastri Naturale innesca uno e più disastri Tec(h)nologici.