Internal Flow

L’impatto dei cambiamenti climatici sul ciclo idrologico può essere diretto in quanto ha effetto sulle precipitazioni, che determinano il volume e la portata nei corsi d’acqua e l’umidità nel suolo, sulla temperatura, sul vento, sulla radiazione solare e sull’umidità relativa, che determinano una modifica dell’evaporazione dagli specchi liquidi e dal terreno e l’evapotraspirazione dalla vegetazione.

L’impatto può essere anche indiretto: la modifica dell’uso del suolo come conseguenza dei cambiamenti climatici ha impatto sulla trasformazione delle precipitazioni in deflusso superficiale; anche opere idrauliche, sistemazioni fluviali,  prelievi di risorsa e restituzioni possono determinare una modifica del regime delle portate.

La diminuzione del volume delle precipitazioni e l’aumento della temperatura media, che produce un aumento dell’evaporazione e dell’evapotraspirazione, comportano una complessiva diminuzione della disponibilità della risorsa idrica rinnovabile.

Foto: Stefano Mariani (ISPRA)

L’indicatore internal flow costituisce, secondo la definizione di OCSE/Eurostat, il volume totale del deflusso superficiale e sotterraneo generato, in condizioni naturali e in un determinato territorio, esclusivamente dalla precipitazione. L’indicatore ha lo scopo di fornire una  valutazione della quantità di risorsa idrica rinnovabile che naturalmente si produce in un determinato territorio.

La risorsa idrica rinnovabile potenzialmente utilizzabile é la differenza tra le precipitazioni (afflusso) e l’evaporazione dagli specchi liquidi e dal terreno e l’evapotraspirazione dalla vegetazione. Una diminuzione della precipitazione e un aumento della temperatura che produce un incremento nell’evapotraspirazione, influenzato quest’ultimo anche dalla variazione dell’uso del suolo, potrebbero pertanto causare una minore disponibilità di risorsa idrica.

La serie storica dell’indicatore presenta un trend decrescente (Fig. 1), che non risulta statisticamente significativo sulla base del test di Mann-Kendall, effettuato con il tool ANÁBASI sviluppato da ISPRA. Pertanto, allo stato attuale non si può attribuire, a scala nazionale una evidente influenza del cambiamento climatico sull’internal flow. Ciò non esclude che possano esserci variazioni significative a livello locale dovute anche ai cambiamenti climatici.

 

Contatti:

Giovanni Braca – ISPRA                                                                                                                                                                                        giovanni.braca@isprambiente.it 

La media dell’internal flow relativa al periodo 1991 – 2019 è inferiore rispetto alla media del trentennio 1961 – 1990 (circa 2,9%). Tale riduzione a scala nazionale non è statisticamente significativa. Tuttavia, ciò non può escludere che possano esserci variazioni significative a livello locale dovute anche ai cambiamenti climatici.

  • Fonte e accessibilità dei dati di base: Elaborazioni ISPRA su dati pluviometrici e di temperatura raccolti dagli uffici regionali e delle province autonome responsabili del monitoraggio idro-meteorologico.
  • Unità di misura: %
  • Copertura spaziale: Nazionale
  • Copertura temporale: 1951-2019
  • Periodicità di aggiornamento: Annuale

La stima dell’indicatore è effettuata mediante il modello di bilancio idrologico a scala mensile sviluppato da ISPRA, denominato BIGBANG – “Bilancio Idrologico Gis BAsed a scala Nazionale su Griglia regolare”, che lo valuta come differenza tra gli afflussi, derivati dall’interpolazione di dati puntuali, e l’evapotraspirazione reale, ottenuta dal bilancio idrologico del suolo con il metodo di Thornthwaite e Mather. L’indicatore è calcolato a partire dalle valutazione mensili su una griglia regolare di risoluzione 1 km che ricopre l’intero territorio nazionale e aggregazione alla scala annuale.

Gli scenari futuri delineano per l’Italia una complessiva riduzione del volume delle precipitazioni annue e un aumento della temperatura media, che dovrebbero riflettersi in una complessiva riduzione del volume associato all’internal flow annuo, ossia in una riduzione della differenza media annua tra l’afflusso liquido al suolo (costituito dall’aliquota delle precipitazioni che avvengono in forma liquida a cui si aggiunge lo scioglimento nivale) e l’evapotraspirazione reale. In particolare, recenti valutazioni mostrano una possibile significativa riduzione della disponibilità della risorsa idrica naturale rinnovabile sull’intero territorio nazionale: da un minimo di riduzione dell’ordine del 10% nella proiezione a breve termine (al 2030), con un approccio di mitigazione aggressivo, a un massimo dell’ordine 40% (con punte anche maggiori del 90% per alcune aree del sud Italia) nella proiezione a lungo termine (al 2100), qualora si mantenesse invariata l’attuale situazione di emissioni di gas serra.