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Indice meteorologico di pericolo d’incendio – Indicatore proxy

Impatto indiretto dei cambiamenti climatici dovuto alle variazioni dei regimi termopluviometrici, all’incremento della ventosità e delle fulminazioni durante gli eventi estremi, oltre che all’alterazione delle condizioni ecologiche delle foreste (aridità e disseccamento, accumulo di biomassa morta, alterazione dell’umidità della lettiera e dei suoli, ecc.).

Si tratta di un impatto negativo, poiché gli incendi boschivi causano alterazione della composizione atmosferica per rilascio di CO2 e gas serra, alterazioni del ciclo dell’acqua e del carbonio, aumento di rischio idrogeologico e valanghe (per distruzione delle foreste di protezione), e un forte impatto su biodiversità e servizi ecosistemici.

I cambiamenti climatici possono influenzare gli incendi boschivi cambiandone il regime, favorendo maggiori velocità di propagazione e intensità, ma per provocarli è necessario l’innesco, che in genere è di origine antropica. Atri aspetti non climatici che influenzano il rischio di incendio sono la disponibilità di combustibile nei boschi e la diffusione di fitopatologie.

Foto: Rolando Rizzolo

L’indicatore proposto rappresenta un proxy dell’impatto dei cambiamenti climatici sul rischio di incendi boschivi, in quanto descrive sinteticamente le condizioni predisponenti l’innesco e lo sviluppo degli incendi, basate  sulle condizioni meteorologiche.

Scopo dell’indicatore è rappresentare il potenziale, dovuto alle sole condizioni meteorologiche, di sviluppo e propagazione degli incendi boschivi. La sua semplicità fa sì che sia adatto alla stima delle condizioni predisponenti negli scenari climatici futuri.

L’indicatore evidenzia le stagioni in cui il potenziale incendi boschivi è stato superiore a causa delle condizioni climatiche favorevoli (siccità, caldo anomalo, eventi di foehn, vento forte, ecc.) (Fig. 1). Gli anni disponibili sono troppo pochi per evincere un trend statisticamente significativo ma i dati disponibili, relativi al periodo 2008-2020, mostrano che in Piemonte nella stagione non vegetativa, c’è una tendenza all’aumento della frequenza di giorni con pericolo elevato. Nella stagione vegetativa non si evince un trend ma si evidenziano stagioni particolarmente siccitose (2011, 2017).

Contatti:

Renata Pelosini – ARPA Piemonte                                                                                                                                                                          r.pelosini@arpa.piemonte.it

Luisa Renier – ARPA Piemonte                                                                                                                                                                               l.renier@arpa.piemonte.it 

Gli incendi degli ultimi anni in Piemonte sono stati molto importanti, con lo sviluppo di “megafire” mai registrati in Italia. Gli autunni caratterizzati da temperature miti, ritardi nell’innevamento e lunghi periodi senza precipitazioni hanno favorito lo sviluppo e la propagazione degli incendi. I dati disponibili, mostrano che in Piemonte nella stagione non vegetativa, vi è una tendenza all’aumento della frequenza di giorni con pericolo elevato. Nella stagione vegetativa non si evince un trend ma si evidenziano stagioni particolarmente siccitose (2011, 2017).

  • Fonte e accessibilità dei dati di base: Dati meteorologici misurati dalle stazioni a terra di Arpa Piemonte (temperatura, umidità, precipitazioni, vento).
  • Unità di misura: Indicatore basato su un indice adimensionale che viene attribuito a diverse classi di pericolosità su una scala a 5 livelli.
     

  • Copertura spaziale: Regionale
  • Copertura temporale: 2008 – 2020
  • Periodicità di aggiornamento: Annuale

L’indicatore si basa sull’indice Fire Weather Index (FWI). A partire dai dati meteorologici, vengono calcolati i sottoindici e, successivamente, l’indice complessivo. I sottoindici sono utili per separare il contributo delle diverse variabili climatiche:

  • FFMC Contenuto di umidità dei combustibili leggeri (lettiera);
  • DC Strato più profondo di materia organica compattata (indice di secchezza);
  • DMC Contenuto di umidità della materia organica in decomposizione, poco compattata (humus);
  • ISI Indice di propagazione iniziale;
  • BUI Indice del combustibile disponibile.

 

 

Numerosi studi scientifici accreditati presentano scenari climatici futuri caratterizzati da un incremento del potenziale di incendi boschivi connesso ai cambiamenti climatici. Secondo la Strategia Nazionale di Adattamento, i cambiamenti climatici determineranno una significativa alterazione del patrimonio forestale italiano, compromettendone la funzionalità e i servizi ecosistemici. L’incremento effettivo delle aree bruciate dipenderà però anche dalle attività di prevenzione e dall’approccio gestionale, e per questo la relazione di causa-effetto può essere parzialmente “mascherata” dai continui miglioramenti nella prevenzione e nel controllo del territorio. In uno scenario di clima più caldo, con aumento di siccità, ondate di calore e periodi secchi, sono prevedibili incendi forestali più estesi e frequenti, un’espansione dell’area a rischio di incendio e una stagione di rischio più lunga in tutta Europa, con fenomeni più marcati proprio nell’area Mediterranea.