Eventi franosi principali

L’impatto dei cambiamenti climatici sui fenomeni franosi è prevalentemente di tipo diretto. L’aumento della frequenza e intensità delle piogge di breve durata ed elevata intensità determina un aumento della frequenza di frane superficiali e colate detritiche. In alta quota l’aumento di temperatura ha effetti sulla degradazione del permafrost, con perdita di coesione dell’ammasso roccioso e quindi della stabilità. 

I cambiamenti climatici influenzano in modo indiretto la franosità superficiale attraverso i cambiamenti di uso e copertura del suolo che essi inducono. L’innalzamento di temperatura, associato a periodi prolungati di siccità, determina condizioni più favorevoli all’innesco e alla propagazione degli incendi, che, privando il suolo della copertura vegetale, lo rendono vulnerabile a frane superficiali. 

L’incremento della frequenza e intensità delle piogge brevi e intense determina un aumento delle colate rapide di fango e detrito con un aggravio del rischio per persone, edifici e infrastrutture. Al contempo la riduzione dei valori cumulati di precipitazione stagionale e l’incremento dell’evapotraspirazione, legato all’aumento della temperatura, potrebbero comportare una diminuzione delle attivazioni delle frane con maggiore profondità della superficie di scivolamento o che coinvolgono terreni a grana fine.

L’impatto dei cambiamenti climatici sull’innesco di frane è influenzato dalle condizioni naturali e antropiche locali, quali l’uso e copertura del suolo, e in particolare la percentuale di superficie impermeabilizzata.

Foto: Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia – Regione Friuli Venezia Giulia

L’indicatore fornisce un quadro dei principali eventi franosi verificatisi annualmente sul territorio nazionale a seguito di eventi meteo-pluviometrici, sismici o per cause antropiche. Prendendo in considerazione tutti i fattori di innesco delle frane, non è un indicatore specifico per misurare gli impatti dei cambiamenti climatici ma può essere considerato un indicatore proxy.

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2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022
N. di morti/dispersi per eventi franosi 17 18 5 1 14 12 1 5 12 4 6 2 14
N. di feriti per eventi franosi 44 4 15 41 37 25 17 31 29 27 22 33 27
2010 2011 2012 2013 2014 2015** 2016 2017 2018 2019
N. di eventi franosi principali * 88 70 85 112 211 311 146 172 157 220 122 158 97

Fonte dei dati: Indicatore “Eventi franosi”,  Annuario dei Dati Ambientali – ISPRA

* Sono definiti eventi franosi principali quelli che hanno causato morti/dispersi, feriti, evacuati e danni a edifici, beni culturali, infrastrutture lineari di comunicazione primarie e infrastrutture/reti di servizi.
Allo stato attuale non è valutabile un trend dell’indicatore per la limitatezza della serie storica disponibile e per la parziale disomogeneità dei dati di base e dei metodi di acquisizione.

** Il numero elevato di eventi nel 2015 è legato al contributo, in via sperimentale, delle Regioni/Province Autonome al popolamento dell’indicatore.

Considerata la limitatezza della serie storica disponibile, non è valutabile un trend dell’indicatore. Sono qualche centinaio gli eventi franosi principali che causano annualmente, sul territorio nazionale, danni a persone, edifici, beni culturali, infrastrutture di comunicazione primarie e infrastrutture/reti di servizi (97 eventi nel 2022; Fig. 1). Le oscillazioni nel numero di eventi censiti annualmente dal 2010 al 2022 sono da correlare al regime delle precipitazioni nel corso dell’anno, al verificarsi di eventi sismici importanti e alla parziale disomogeneità dei dati di base e dei metodi di acquisizione (Fig. 2).

Contatti:

Carla Iadanza – ISPRA                                                                                                                                                                                          carla.iadanza@isprambiente.it

Alessandro Trigila – ISPRA                                                                                                                                                                                  alessandro.trigila@isprambiente.it

Sono qualche centinaio (172 nel 2017, 157 nel 2018, 220 nel 2019, 122 nel 2020, 158 nel 2021 e 97 nel 2022) i principali eventi di frana sul territorio nazionale che annualmente causano danni a persone, edifici, beni culturali, infrastrutture di comunicazione primarie (autostrade, strade statali, regionali e provinciali, linee ferroviarie) e infrastrutture/reti di servizi. I danni riguardano prevalentemente la rete stradale. Le vittime sono causate da fenomeni a cinematismo rapido quali crolli o colate rapide di fango e detrito.

  • Fonte e accessibilità dei dati di base:
  •  Rapporti d’evento disponibili su siti web di Regioni e Province Autonome, ARPA, Protezione Civile, Centri Funzionali, CNR, Enti locali;
  •  Comunicati stampa su siti web degli Enti gestori delle infrastrutture: Autostrade, ANAS e FS;
  •  Fonti di cronaca online.
  • Unità di misura: Numero (n.) di eventi franosi principali, n. di morti/dispersi e n. di feriti
  • Copertura spaziale: Nazionale
  • Copertura temporale: 2010-2022
  • Periodicità di aggiornamento: Annuale

Gli eventi franosi principali verificatisi sul territorio nazionale  vengono censiti e georiferiti; viene inoltre calcolata la somma annuale del numero dei morti/dispersi e dei feriti e sono individuate le tipologie di danni prodotti dagli eventi.

 ​L’impatto del cambiamento climatico sulle frane è legato principalmente all’aumento delle temperature e al cambiamento del regime delle precipitazioni, che si verificano con modalità fortemente variabili nello spazio e nel tempo, ed è inoltre influenzato da condizioni naturali e antropiche locali. E’ atteso un incremento della frequenza delle colate detritiche e dei fenomeni franosi superficiali nelle coltri di spessore ridotto e/o ad elevata permeabilità, legati ad eventi pluviometrici brevi e intensi, e una potenziale diminuzione delle attivazioni dei fenomeni franosi profondi e di grandi dimensioni, particolarmente in terreni a grana fine, per effetto delle variazioni del bilancio idrologico (maggiori perdite evapotraspirative per incremento di temperatura e riduzione dei valori cumulati di precipitazione stagionale). E’ atteso inoltre un incremento dei fenomeni di instabilità dei versanti in alta quota, legati alla degradazione del permafrost per l’aumento della temperatura e ai cicli di gelo-disgelo.