Bilancio di massa dei ghiacciai

I ghiacciai rispondono in modo diretto e rapido alle dinamiche di cambiamento climatico modificando le proprie caratteristiche morfologiche e la loro dinamica. Questa grande sensibilità alle variazioni del clima rende i ghiacciai dei preziosi indicatori che consentono di quantificare l’intensità con cui sta agendo il riscaldamento globale.

I ghiacciai rivestono un ruolo di regolazione del deflusso idrico, grazie all’effetto di compensazione a lungo termine del flusso stagionale delle acque di fusione, che costituiscono una fonte indispensabile di acqua dolce per le aree montane e per le regioni sottostanti. Inoltre, la contrazione dei ghiacciai contribuisce ad accelerare la liberazione di masse di sedimenti, con possibile aumento dei fenomeni di dissesto. Si registra una variazione della composizione e distribuzione di specie animali e vegetali con possibili variazioni delle comunità alpine. Infine, si considerano i possibili impatti di natura socio-economica nel settore turistico associati alla diminuita possibilità di fruizione.

Foto: Umberto Morra di Cella (ARPA Valle d’Aosta)

La relazione causa-effetto rispetto al cambiamento climatico è molto stretta dal momento che le dinamiche glaciali sono significativamente correlate all’andamento delle variabili climatiche, con particolare riferimento alla temperatura e alle precipitazioni nevose .

Indicatore elaborato per un campione ridotto di ghiacciai alpini, rappresenta la somma algebrica tra la massa accumulata, derivante dalle precipitazioni nevose invernali e primaverili, e la massa di ghiaccio persa nel periodo di fusione (ablazione).

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Anno Caresèr Ciardoney Basòdino Sforzellina** Dosdé orientale Fontana Bianca* Vedretta Pendente
mmWEQ
1967 -386
1968 247
1969 -5
1970 -631
1971 -650
1972 400
1973 -1.276
1974 -319
1975 145
1976 -268
1977 988
1978 79
1979 -182
1980 12
1981 -839
1982 -1.678
1983 -787
1984 -591 395
1985 -758 -600
1986 -1.138 -106
1987 -1.645 -920 -466
1988 -1.056 -970 -1.096
1989 -817 -570
1990 -1.578 -1.160
1991 -1.734 -1.210
1992 -1.199 -970 349 -770 -1.091
1993 -303 -410 -82 -286 -556
1994 -1.743 -1.100 444 -712 -955
1995 -1.081 -560 614 -728 -682
1996 -1.320 -370 166 -816 -1.250 -444 -534
1997 -920 -660 -209 -814 -219 -623 -12
1998 -2.240 -3.360 -1.074 -1.682 -466 -1.623 -1.210
1999 -1.800 -2.430 -444 -1.209 -1.269 -967 -541
2000 -1.610 -1.230 -782 -1.440 -1.000 -740 -1.379
2001 -250 160 590 382 300 395 48
2002 -1.149 -400 -360 -1.001 -1.100 -435 -1.294
2003 -3.317 -3.000 -2.040 -1.800 -1.800 -2.951 -2.078
2004 -1.562 -1.060 -490 -1.900 -1.600 -994 -427
2005 -2.005 -2.230 -1.172 -1.700 -1.400 -1.471 -963
2006 -2.093 -2.100 -2.501 -2.000 -1.500 -1.753 -1.780
2007 -2.746 -1.490 -902 -1.400 -1.400 -1.607 -2.154
2008 -1.851 -1.510 -1.168 -1.200 -1.246 -1.484
2009 -1.235 -490 130 -700 -622 -844
2010 -962 -830 -584 -798 -195 -134
2011 -1.922 -1.700 -1.000 -1.740 -1.580 -1.011 -1.800
2012 -2.460 -2.160 -1.369 -1.890 -1.931 -1.936
2013 -1.039 -690 82 -280 -47 -790
2014 -131 -560 -250 60 467 -113
2015 -2.475 -1.840 -1.550 -1.456 -1.291 -1.441
2016 -1.748 -1.800 -1.100 -1.068 -1.312 -1.258
2017 -2.747 -1.390 -1.250 -1.260 -1.880 -1.589
2018 -1.981 -1.450 -1.500 -1.242 -2.344 -2.229
2019 -1.432 -1.650 -331 -930 -976 -1.048
2020 -1.371 -780 -550 -1.420 -1.077 -1.896
2021 -950 -1.330 -430 -846 -1.200
2022 -3.965 -4.000 -2040 -4687 -3.493

 

Tabella: Bilancio di massa netto di alcuni ghiacciai italiani
Fonte: Comitato Glaciologico Italiano, Comitato Glaciologico Trentino SAT, Meteotrentino,  Dip. Ingegneria Civile e Ambientale Università di Trento, Museo delle Scienze di Trento, Dip.ti TeSAF e Geoscienze dell’Università di Padova (Caresèr); Società Meteorologica Italiana (Ciardoney); G. Kappenberger (Basòdino); Comitato Glaciologico Italiano (Sforzellina e Dosdè orientale), Ufficio idrografico della Provincia autonoma di Bolzano – Alto Adige (Fontana Bianca, Vedretta Pendente)
Legenda: Dal 2018, Il dato di massa, del Weißbrunnferner – Ghiacciaio di Fontana Bianca  è stimato in base alle misure su solo 3 paline di monitoraggio (paline P9, P10 e P16) e quindi affetto da una incertezza superiore che non in passato.

Per i sette corpi glaciali considerati si verifica una generale tendenza alla deglaciazione e alla fusione, anche se con andamento discontinuo. Il trend di bilancio decisamente più significativo è quello espresso dalla lunga serie storica del Caresèr: si tratta di un ghiacciaio di dimensioni maggiori rispetto agli altri, seppure sia in decisa riduzione areale. Dal punto di vista della correlazione con l’andamento climatico, sebbene l’informazione di bilancio annuale possieda un valore intrinseco elevato, la risposta del ghiacciaio ai principali fattori climatici  (temperatura e precipitazioni) risulta non essere sempre lineare in quanto le caratteristiche del singolo bacino glaciale possono incidere sul bilancio annuale in modo diverso. Nel complesso si delinea un quadro molto articolato, dove la fusione dei ghiacciai rappresenta la risultante del fattore termico a cui si combinano le variazioni della distribuzione delle precipitazioni nel corso dell’anno e le condizioni climatiche peculiari.

Contatti:                                                                                                                                                                                             

Alessandra Galosi – ISPRA                                                                                                                                                                                    alessandra.galosi@isprambiente.it 

 

Per i corpi glaciali italiani considerati si verifica una generale tendenza alla deglaciazione e alla fusione, in particolare dall’analisi dei dati dal 1995 al 2023 emerge che per i corpi glaciali, il bilancio cumulato mostra perdite significative che ammontano da un minimo di oltre 25 metri di acqua equivalente per il ghiacciaio del Basòdino a un massimo di oltre 50 metri per il ghiacciaio di Caresèr, per una perdita di massa media annua pari a oltre un metro di acqua equivalente.

Nel 2023, come per l’annata precedente, sono state riscontrate situazioni di eccezionalità riguardo alle condizioni delle masse gelate a causa degli eventi meteorologici quali le elevate temperature estive (prolungatesi anche nei primi mesi autunnali) e la scarsa nevosità invernale.

  • Fonte e accessibilità dei dati di baseComitato Glaciologico Italiano; Comitato Glaciologico Trentino SAT; Meteotrentino Dip. Ingegneria Civile e Ambientale Università di Trento, Museo delle Scienze di Trento; Dip.ti TeSAF e Geoscienze dell’Università di Padova; Società Meteorologica Italiana; G. Kappenberger; Ufficio idrografico della Provincia autonoma di Bolzano – Alto Adige
  • Unità di misura: Millimetri di acqua equivalente (mm WEQ)
  • Copertura spaziale: Bacino Nazionale
  • Copertura temporale: 1967-2023
  • Periodicità dell’aggiornamento: Annuale

Ai fini dell’elaborazione dell’indicatore sono stati considerati 7 corpi glaciali. Per la raccolta dei dati sono necessarie due campagne di misura. La stima dell’accumulo, effettuata alla fine della stagione invernale, ha lo scopo di quantificare la neve accumulata. La seconda campagna, effettuata a fine estate, ha lo scopo di quantificare le perdite per fusione di neve e ghiaccio. La differenza tra accumulo e fusione, alla quale viene sommato il quantitativo residuo di neve invernale alla fine della stagione di ablazione, determina il bilancio di massa netto del ghiacciaio.

Le proiezioni prodotte a livello di Alpi europee con i diversi scenari RCP (Representative Concentrations Pathways) permettono di stimare l’evoluzione del volume glaciale entro il 2100. L’evoluzione del volume di ghiaccio totale nei prossimi decenni è relativamente simile per i vari scenari RCP (RCP2.6, 4.5 e 8.5). Applicando lo scenario con tassi più elevati di riduzione delle emissioni (RCP2.6) avremo una perdita di due terzi (63.2% ± 11,1%) del volume di ghiaccio attuale (2017) entro il 2100. Con uno scenario di forte riscaldamento (RCP8.5) i ghiacciai sono destinati a scomparire in gran parte entro il 2100 (94.4% ± 4.4% perdita di volume vs 2017). Sono attese importanti riduzioni delle acque di deflusso glaciale con implicazioni per la società in ottica di una corretta gestione della risorsa idrica per l’approvvigionamento di acqua dolce, la produzione di energia elettrica e l’utilizzo da parte del settore agricolo e industriale. Nel versante italiano delle Alpi è molto probabile che la riduzione possa essere ancora più marcata rispetto ad altre aree alpine europee, data la posizione geografica maggiormente esposta a un’elevata insolazione e all’influenza di matrice africana.