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Incendi boschivi
Impatto indiretto dei cambiamenti climatici dovuto alle variazioni dei regimi termopluviometrici, all’incremento della ventosità e delle fulminazioni durante gli eventi estremi, oltre che all’alterazione delle condizioni ecologiche delle foreste (aridità e disseccamento, accumulo di biomassa morta, alterazione dell’umidità della lettiera e dei suoli, ecc.).
Si tratta di un impatto negativo, poiché gli incendi boschivi causano alterazione della composizione atmosferica per rilascio di CO2 e gas serra, alterazioni del ciclo dell’acqua e del carbonio, aumento di rischio idrogeologico e valanghe (per distruzione delle foreste di protezione), e un forte impatto su biodiversità e servizi ecosistemici.
I cambiamenti climatici possono influenzare gli incendi boschivi cambiandone il regime, favorendo maggiori velocità di propagazione e intensità, ma per provocarli è necessario l’innesco, che in genere è di origine antropica. Atri aspetti non climatici che influenzano il rischio di incendio sono la disponibilità di combustibile nei boschi e la diffusione di fitopatologie.
Foto: Rolando Rizzolo
L’indicatore presenta la serie storica (1975-2020) dell’andamento degli incendi forestali in Lombardia, attraverso i valori annui di superficie (boscata e non boscata) percorsa dal fuoco e il numero di incendi.
I cambiamenti climatici possono influenzare gli incendi forestali aumentandone il rischio e la velocità di propagazione e cambiandone il regime. L’indicatore mostra l’incidenza degli incendi in termini di numero annuo e di superfici annualmente percorse dal fuoco.
In Lombardia, come per buona parte delle regioni alpine, il periodo critico per gli incendi boschivi si verifica tra tardo inverno e primavera, periodo in cui i principali fattori favorevoli all’innesco e alla propagazione sono la scarsità di pioggia e il vento di favonio, unitamente al minimo del vigore vegetativo. Gli indicatori (Fig. 1 e 2) non mostrano un trend ma oscillazioni interannuali. Il decennio 1990-2000 evidenzia una maggiore incidenza di eventi, sia in numero sia come superficie bruciata, parametri che tendono a diminuire nel decennio 2000-2010. Nel decennio 2010-2020 si evidenzia un picco nel 2017 e, nel lustro più recente, un aumento della superficie media per incendio (i grossi incendi risultano meno contrastabili). Nel 2020 la riduzione delle superfici bruciate non boscate può essere attribuita anche alle restrizioni alla mobilità della popolazione legate alla pandemia da covid-19.
Contatti:
Orietta Cazzuli – ARPA Lombardia o.cazzuli@arpalombardia.it
Antioco Vargiu – ARPA Lombardia a.vargiu@arpalombardia.it
Matteo Zanetti – ARPA Lombardia ma.zanetti@arpalombardia.it
Una elevata percentuale di incendi in Italia è di origine dolosa (ca. il 50% nel 2018); i cambiamenti climatici possono aumentarne il rischio di incendio, la velocità di propagazione e le superfici interessate. Gli scenari di un aumento delle temperature e una maggiore frequenza di giorni asciutti consecutivi nella stagione estiva potrebbero alterare anche la consueta stagionalità del rischio incendi in Lombardia.
- Fonte ed accessibilità dei dati di base: Regione Lombardia (convenzione in corso con l’Arma dei Carabinieri); ERSAF; ARPA Lombardia.
- Unità di misura: Ettaro (ha); Numero annuale di incendi (n)
- Copertura spaziale: Regionale
- Copertura temporale: 1975-2020
- Periodicità di aggiornamento: Annuale
L’indicatore riporta le serie storiche dal 1975 al 2020 e le elaborazioni grafiche da esse derivate: numero di incendi annuali e superficie media per incendio (Fig. 1) e il dettaglio delle superfici totali annuali percorse dal fuoco (periodo 2000-2020), distinte in superfici boscate e superfici non boscate (fig. 2).
Numerosi studi scientifici accreditati presentano scenari climatici futuri caratterizzati da un incremento del potenziale di incendi boschivi connesso ai cambiamenti climatici. Secondo la Strategia Nazionale di Adattamento, i cambiamenti climatici determineranno una significativa alterazione del patrimonio forestale italiano, compromettendone la funzionalità e i servizi ecosistemici. L’incremento effettivo delle aree bruciate dipenderà però anche dalle attività di prevenzione e dall’approccio gestionale, e per questo la relazione di causa-effetto può essere parzialmente “mascherata” dai continui miglioramenti nella prevenzione e nel controllo del territorio. In uno scenario di clima più caldo, con aumento di siccità, ondate di calore e periodi secchi, sono prevedibili incendi forestali più estesi e frequenti, un’espansione dell’area a rischio di incendio e una stagione di rischio più lunga in tutta Europa, con fenomeni più marcati proprio nell’area Mediterranea.