Internal Flow

L’impatto dei cambiamenti climatici sul ciclo idrologico può essere diretto in quanto ha effetto sulle precipitazioni, che determinano il volume e la portata nei corsi d’acqua e l’umidità nel suolo, sulla temperatura, sul vento, sulla radiazione solare e sull’umidità relativa, che determinano una modifica dell’evaporazione dagli specchi liquidi e dal terreno e l’evapotraspirazione dalla vegetazione.

L’impatto può essere anche indiretto: la modifica dell’uso del suolo come conseguenza dei cambiamenti climatici ha impatto sulla trasformazione delle precipitazioni in deflusso superficiale; anche opere idrauliche, sistemazioni fluviali,  prelievi di risorsa e restituzioni possono determinare una modifica del regime delle portate. 

La diminuzione del volume delle precipitazioni e l’aumento della temperatura media, che produce un aumento dell’evaporazione e dell’evapotraspirazione, comportano una complessiva diminuzione della disponibilità della risorsa idrica rinnovabile.

Foto: Stefano Mariani (ISPRA). Fiumara Bonamico, ottobre 2018.

La risorsa idrica rinnovabile potenzialmente utilizzabile é la differenza tra le precipitazioni (afflusso) e l’evaporazione dagli specchi liquidi e dal terreno e l’evapotraspirazione dalla vegetazione. Una diminuzione della precipitazione e un aumento della temperatura che produce un incremento nell’evapotraspirazione, influenzato quest’ultimo anche dalla variazione dell’uso del suolo, potrebbero pertanto causare una minore disponibilità di risorsa idrica.

L’indicatore internal flow costituisce, secondo la definizione di OCSE/Eurostat, il volume totale del deflusso superficiale e sotterraneo generato, in condizioni naturali e in un determinato territorio, esclusivamente dalla precipitazione.

L’indicatore ha lo scopo di fornire una valutazione della quantità di risorsa idrica rinnovabile che si produce naturalmente in un determinato territorio.

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ANNO Internal Flow
mm
1951 675,0
1952 375,8
1953 405,2
1954 473,3
1955 446,6
1956 458,6
1957 484,4
1958 539,3
1959 586,0
1960 762,2
1961 416,4
1962 467,1
1963 608,0
1964 515,0
1965 492,5
1966 548,5
1967 338,4
1968 464,1
1969 480,2
1970 377,7
1971 446,2
1972 587,1
1973 421,0
1974 412,9
1975 446,4
1976 636,7
1977 452,7
1978 590,9
1979 624,1
1980 530,9
1981 358,7
1982 431,8
1983 317,5
1984 576,4
1985 393,2
1986 415,5
1987 460,5
1988 327,4
1989 249,4
1990 355,9
1991 417,4
1992 405,5
1993 415,3
1994 360,7
1995 376,1
1996 649,0
1997 365,0
1998 346,6
1999 427,7
2000 443,7
2001 332,3
2002 468,5
2003 370,1
2004 500,7
2005 417,1
2006 286,0
2007 263,1
2008 534,8
2009 581,2
2010 694,0
2011 362,1
2012 432,2
2013 630,3
2014 642,3
2015 367,1
2016 403,4
2017 305,7
2018 543,1
2019 546,8
2020 370,2
2021 464,8
2022 221,7
2023 372,2

La serie storica dell’indicatore presenta un trend decrescente (Fig.1), che risulta statisticamente significativo sulla base del test di Mann-Kendall, effettuato con il tool ANÁBASI sviluppato dall’ISPRA.​ Pertanto, allo stato attuale si può attribuire, a scala nazionale, un’influenza del cambiamento climatico sull’internal flowossia sulla disponibilità di risorsa idrica rinnovabile.

Contatti:

Giovanni Braca – ISPRA                                                                                                                                                                                        giovanni.braca@isprambiente.it 

A livello nazionale, la media dell’internal flow annuo nel trentennio 1991–2020 (441,9 mm) risulta inferiore sia alla media del trentennio 1961–1990 (458,1 mm), sia alla media di lungo periodo 1951–2024 (456,6 mm). Nel 2024, l’indicatore ha raggiunto il valore di 522,8 mm (corrispondenti a un volume di 157,9 miliardi di metri cubi), registrando un incremento del +14,3% rispetto alla media di lungo periodo e del +18,3% rispetto alla media del trentennio 1991-2020. Il dato del 2024 rappresenta una significativa ripresa della disponibilità di risorsa idrica rinnovabile rispetto ai precedenti anni: 2023 (372,2 mm) e, soprattutto,  2022 (221,7 mm, minimo storico dell’intera serie 1951–2024). Nonostante l’incremento di disponibilità registrato nel 2024, attribuibile principalmente alle abbondanti precipitazioni verificatesi nel Nord del Paese, il trend complessivo della disponibilità idrica a partire dal 1951 a oggi resta negativo, in linea con gli effetti osservabili dei cambiamenti climatici. Tale trend risulta statisticamente significativo.

  • Fonte e accessibilità dei dati di base: Elaborazioni ISPRA su dati pluviometrici e di temperatura raccolti dagli uffici regionali e delle province autonome responsabili del monitoraggio idro-meteorologico e dal soppresso SIMN.
  • Unità di misura: mm
  • Copertura spaziale: Nazionale
  • Copertura temporale: 1951-2024
  • Periodicità di aggiornamento: Annuale

La stima dell’indicatore è effettuata mediante il modello di bilancio idrologico a scala mensile sviluppato dall’ISPRA, denominato BIGBANG – Bilancio Idrologico Gis BAsed a scala Nazionale su Griglia regolare, versione 9.0, che valuta l’indicatore come differenza tra gli afflussi meteorici, derivati dall’interpolazione spaziale di dati puntuali, e l’evapotraspirazione reale, ottenuta dal bilancio idrologico del suolo con il metodo di Thornthwaite e Mather.

L’indicatore è calcolato a partire dalle valutazione mensili su una griglia regolare di risoluzione 1 km che ricopre l’intero territorio nazionale, con aggregazione alla scala annuale.

Gli scenari futuri prospettano per l’Italia una complessiva riduzione del volume delle precipitazioni annue e un aumento della temperatura media, che dovrebbero riflettersi in una complessiva riduzione del volume associato all’internal flow annuo, ossia in una riduzione della differenza tra afflusso liquido al suolo (costituito dall’aliquota delle precipitazioni che avvengono in forma liquida a cui si aggiunge lo scioglimento nivale) ed evapotraspirazione reale.

A livello nazionale, le stime dal 1951 a oggi evidenziano da tempo un trend negativo nella disponibilità naturale annua di risorsa idrica rinnovabile. Ciò anche in presenza di annualità, come il 2024, in cui si è osservata una maggiore disponibilità di risorsa, attribuibile alle elevate precipitazioni occorse nel Nord Italia. Analisi ISPRA sulle proiezioni future del bilancio idrologico mostrano una possibile riduzione della disponibilità della risorsa idrica sull’intero territorio nazionale. Rispetto alla baseline 1996–2015, le riduzioni vanno da un minimo dell’ordine del –10% al 2030, con un approccio di mitigazione aggressivo (RCP 2.6), fino a un massimo dell’ordine –40% (con punte del –90% in alcune aree del Sud Italia) al 2100, mantenendo invariate le emissioni di gas serra (RCP 8.5). Rispetto all’ultimo trentennio climatologico 1991–2020, le riduzioni sul medio termine (2050) potrebbero, nella peggiore delle ipotesi (RCP 8.5), essere dell’ordine del –20%.