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Recessione superficiale dei materiali lapidei

Le precipitazioni rappresentano il principale fattore climatico che influisce direttamente sul fenomeno di recessione superficiale dei beni culturali lapidei. L’acqua piovana, sia in un’atmosfera non inquinata che in presenza di sostanze inquinanti, favorisce la dissoluzione chimica delle superfici di natura carbonatica e la conseguente perdita di materiale.

Dal punto di vista della recessione superficiale, le precipitazioni abbondanti, in grado di dilavare la superficie di un materiale, potrebbero risultare meno pericolose delle piogge leggere, che invece attivano e trattengono, per più tempo, le sostanze inquinanti aggressive sulla superficie del bene.

Le precipitazioni cumulate favoriscono il processo di dissoluzione chimica del materiale lapideo, quindi il danno. Nelle aree maggiormente caratterizzate dalle precipitazioni (presso le catene montuose) la recessione superficiale potrebbe aumentare; viceversa, nelle zone caratterizzate da minori precipitazioni, il danno potrebbe risultare minore.

La dissoluzione chimica dei materiali lapidei è attribuibile all’azione sinergica dei fattori climatici e dell’inquinamento atmosferico. Le precipitazioni rappresentano il mezzo attraverso il quale le sostanze inquinanti, contenute nell’atmosfera, reagiscono chimicamente con i materiali causandone il deterioramento.

Foto: Marei Sellin (Pixabay)

La recessione superficiale viene utilizzata per quantificare la perdita di materiale dei beni culturali lapidei in funzione delle precipitazioni cumulate e degli inquinanti atmosferici.

L’obiettivo dell’indicatore è quello di stimare, a livello nazionale, la recessione superficiale per i beni culturali di natura calcarea. L’ approccio consente di individuare le aree che, dal punto di vista climatico e ambientale, possono essere ritenute potenzialmente più pericolose per il patrimonio culturale italiano.

La recessione superficiale dei materiali lapidei calcolata per il 2018 (Fig. 1) è compresa tra 4,5 e 7,8 mm; i valori più alti (tra 7 e 7,8 mm) sono stati stimati nel Nord Italia, area caratterizzata da precipitazioni più intense e in Sicilia, in cui sono state stimate concentrazioni di SO2 più alte rispetto al resto della penisola.

Contatti:
Raffaela Gaddi – ISPRA                                                                                                                                                                                           raffaela.gaddi@isprambiente.it 

La recessione superficiale è stata calcolata per il materiale calcareo per il 2018 ed è compresa tra 4,5 e 7,8 mm: i dati ottenuti sono stati confrontati con il valore soglia (“tolerable rate of corrosion”) pari a 8 mm stabilito, per il 2020, dall’International Co-operative Programme on Effects on Materials including Historic and Cultural Monuments (ICP Materials). ll valore soglia, individuato sulla base di considerazione tecnico-economiche, è definito in letteratura come il livello massimo per il quale si verifica, per uno specifico materiale, un danno considerato tollerabile.

  • Fonte e accessibilità dei dati di base: Per il calcolo dell’indicatore di recessione superficiale sono stati utilizzati i dati di concentrazione degli inquinanti atmosferici e climatici ottenuti dal modello dell’EMEP (EMEP MSC-W model) con una risoluzione di 0.1° x 0.1°. I dati di input sono accessibili sul sito: https://www.emep.int/mscw/mscw_moddata.html.
  • Unità di misura: μm
  • Copertura spaziale: Nazionale
  • Copertura temporale: 2018. Non ci sono serie storiche al momento disponibili.
  • Periodicità di aggiornamento: Annuale

La recessione superficiale è stata calcolata applicando la seguente funzione dose-risposta presente in letteratura:

R= 4+ 0.0059[SO2] RH60 + 0.054Rain[H+] + 0.078 [HNO3] RH60+ 0.0258 PM10

con R= recessione superficiale (μm); Rain = precipitazioni (mm/anno); RH60 = misura dell’umidità relativa quando l’umidità relativa (RH) è > 60, altrimenti RH60= 0; [H+] = concentrazione media annua di H+ nelle precipitazioni (mg/l); [SO2], [HNO3], PM10= concentrazione media annua (μg/m3) di biossido di zolfo, acido nitrico e particolato atmosferico.

Il potenziale danno causato dai cambiamenti climatici al patrimonio culturale di natura calcarea è stato analizzato nel progetto Noah’s Ark.

In tale studio sono state elaborate le mappe di recessione superficiale a livello europeo per il periodo 2070-2099.

In questo scenario futuro, la recessione superficiale stimata nell’Europa Meridionale, inclusa l’Italia, dovrebbe registrare, in generale, una diminuzione anche se, nelle aree montuose (Alpi e Appennini), la perdita di materiale potrebbe aumentare rispetto al trentennio di riferimento (1961-1990), in quanto si tratta di zone caratterizzate da maggiori precipitazioni.