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Bilancio di massa dei ghiacciai (Valle d’Aosta, Lombardia)

I ghiacciai rispondono in modo diretto e rapido alle dinamiche di cambiamento climatico modificando le proprie caratteristiche morfologiche e la loro dinamica. Questa grande sensibilità alle variazioni del clima rende i ghiacciai dei preziosi indicatori che consentono di quantificare l’intensità con cui sta agendo il riscaldamento globale. I ghiacciai rivestono un ruolo di regolazione del deflusso idrico, grazie all’effetto di compensazione a lungo termine del flusso stagionale delle acque di fusione, che costituiscono una fonte indispensabile di acqua dolce per le aree montane e per le regioni sottostanti. Inoltre, la contrazione dei ghiacciai contribuisce ad accelerare la liberazione di masse di sedimenti, con possibile aumento dei fenomeni di dissesto. Si registra una variazione della composizione e distribuzione di specie animali e vegetali con possibili variazioni delle comunità alpine. Infine, si considerano i possibili impatti di natura socio-economica nel settore turistico associati alla diminuita possibilità di fruizione.

La relazione causa-effetto rispetto al cambiamento climatico è molto stretta dal momento che le dinamiche glaciali sono significativamente correlate all’andamento delle variabili climatiche, con particolare riferimento alla temperatura e alle precipitazioni nevose.

Foto: Umberto Morra di Cella (ARPA Valle d’Aosta)

L’indicatore si basa su misurazioni periodiche del bilancio di massa glaciale mediante indagini specifiche ottenuto determinando la somma algebrica tra la massa accumulata, data dalle precipitazioni nevose invernali e primaverili, e la massa di ghiaccio persa nel periodo di fusione (ablazione). Lo scopo è quello di evidenziare le variazioni annuali della massa glaciale e il rispettivo trend.

In entrambi gli apparati glaciali è possibile osservare un trend significativamente negativo. A causa dell’effetto combinato di elevate temperature durante la stagione estiva e di precipitazioni invernali ridotte, la quasi totalità degli anni monitorati risulta a bilancio negativo (barre rosse), con una perdita costante di massa coerente con quanto registrato nelle Alpi e, più in generale, a scala globale. Inoltre,  osservando entrambi i grafici, è possibile notare che la presenza di annate caratterizzate da una buona quantità di neve accumulata non è sufficiente a compensare le straordinarie temperature raggiunte in alcune delle recenti estati, comportando forti tassi di fusione. Questo comportamento, che si verifica con specifiche peculiarità connesse alle caratteristiche geografiche e al regime delle precipitazioni sia sul Timorion che sull’Alpe Sud, conferma quanto riscontrato nel resto delle Alpi, dove all’aumento della frequenza di estati straordinariamente calde e secche corrisponde un aumento del tasso di contrazione degli apparati glaciali.

Contatti:

Umberto Morra Di Cella – ARPA Valle d’Aosta                                                                                                                                                        
u.morradicella@arpa.vda.it

Matteo Fioletti – ARPA Lombardia                                                                                                                                                                            m.fioletti@arpalombardia.it

 

A livello complessivo, il bilancio cumulato mostra perdite significative che ammontano a oltre 15 metri di acqua equivalente per il ghiacciaio del Timorion (2001-2019) e a quasi 36 metri per il ghiacciaio di Alpe Sud (1998-2019). La sostanziale differenza nella perdita dei due ghiacciai è riconducibile all’esposizione NO del ghiacciaio del Timorion e SE del ghiacciaio di Alpe Sud e alla quota media dei due apparati glaciali, che si attesta rispettivamente sui 3300 e 3150 m slm.

  • Fonte e accessibilità dei dati di base: ARPA Lombardia, ARPA Valle d’Aosta
  • Unità di misura: Millimetri di acqua equivalente (mm WEQ)
  • Copertura spaziale: Regionale
  • Copertura temporale: 1998 – 2020
  • Periodicità dell’aggiornamento: Annuale

Per l’elaborazione dell’indicatore sono stati presi in considerazione 2 apparati glaciali, il ghiacciaio del Timorion (Valsavaranche, AO) e il ghiacciaio di Alpe Sud (Valfurva, SO). Il bilancio viene determinato sulla base dei dati raccolti in due campagne di misura distinte. La stima dell’accumulo viene effettuata alla fine della stagione invernale, nella quale si quantifica la massa accumulata tramite misurazione di spessore e densità del manto nevoso. Nella campagna di stima dell’ablazione, effettuata a fine estate, si quantificano le perdite per fusione di neve e ghiaccio.

Le proiezioni prodotte a livello di Alpi europee con i diversi scenari RCP (Representative Concentrations Pathways) permettono di stimare l’evoluzione del volume glaciale entro il 2100. L’evoluzione del volume di ghiaccio totale nei prossimi decenni è relativamente simile per i vari scenari RCP (RCP2.6, 4.5 e 8.5). Applicando lo scenario con tassi più elevati di riduzione delle emissioni (RCP2.6) avremo una perdita di due terzi (63.2% ± 11,1%) del volume di ghiaccio attuale (2017) entro il 2100. Con uno scenario di forte riscaldamento (RCP8.5) i ghiacciai sono destinati a scomparire in gran parte entro il 2100 (94.4% ± 4.4% perdita di volume vs 2017). Sono attese importanti riduzioni delle acque di deflusso glaciale con implicazioni per la società in ottica di una corretta gestione della risorsa idrica per l’approvvigionamento di acqua dolce, la produzione di energia elettrica e l’utilizzo da parte del settore agricolo e industriale. Nel versante italiano delle Alpi è molto probabile che la riduzione possa essere ancora più marcata rispetto ad altre aree alpine europee, data la posizione geografica maggiormente esposta a un’elevata insolazione e all’influenza di matrice africana.