Livello delle falde acquifere

La riduzione e il cambiamento di regime delle precipitazioni può determinare una diminuzione dell’infiltrazione delle acque nel sottosuolo, con conseguente riduzione della ricarica delle falde; inoltre può indurre un aumento del loro sfruttamento per diversi usi, in particolare quello irriguo. Anche il consumo di suolo e i processi antropici che ne riducono la permeabilità, influiscono sulla capacità dei terreni di assorbire acqua e quindi di ricaricare le falde.

La variazione della ricarica può modificare i rapporti falda-fiume provocando riduzione di alimentazione in alveo o spostamento degli spartiacque sotterranei. La riduzione della ricarica assieme al sovrasfruttamento degli acquiferi può portare ad intaccare le riserve idriche che sono risorse non rinnovabili. Questo può compromettere la qualità e la disponibilità di acqua per le generazioni future.

Le precipitazioni e la temperatura sono i principali fattori che governano il ciclo idrologico, le cui variazioni hanno effetti sulle sue componenti, tra cui la ricarica delle falde; la sua riduzione è una diretta conseguenza della riduzione delle precipitazioni o della modifica del loro regime.

Foto: Francesco La Vigna (ISPRA)

Il livello delle falde acquifere, si definisce statico quando viene misurato senza perturbazioni indotte e rappresenta la quota della falda che corrisponde ad una superficie fisica per una falda libera e ad una potenziale per le falde confinate. Scopo dell’indicatore è quello di fornire informazioni sull’evoluzione dei livelli delle falde acquifere su scala nazionale in relazione alle diverse zone climatiche. Il livello di falda misurato in condizioni non influenzate da altri fattori antropici è riconosciuto come descrittore dello stato quantitativo delle falde acquifere (Direttiva 2000/60/CE).

Si valuta il 2020 rispetto al periodo. Per le Macroregioni 1, 2, 3, 4, 5, il 2020 è sopra la media, per la 6 è quasi coincidente. Le serie temporali sono soggette ad ampie oscillazioni negative, anche sotto il 25° percentile, in corrispondenza di periodi particolarmente siccitosi (2007-2008, 2012, 2017) ed oltre il 75° in periodi più umidi. Le Macroregioni 1, 2, 3, 5 mostrano maggiore variabilità rispetto alle macroregioni 4, 6, tuttavia tale fenomeno potrebbe essere dovuto alla possibile ridotta rappresentatività del campione in questa prima fase sperimentale. La tendenza di quasi tutte le Macroregioni a partire dagli ultimi 3-5 anni è a salire, riflettendo in alcuni settori una periodicità, mentre in altri (1, 4) raggiunge o supera il 75° percentile. Probabilmente all’aumentare del numero di stazioni si delineerà con più dettaglio l’andamento dei livelli piezometrici negli anni.

Sono riportati, aggregati per singola Macroregione Climatica omogenea, i dati medi semestrali delle singole stazioni selezionate per la costruzione dell’indicatore, espressi come metri di scostamento dalla media.

Come è possibile notare non vi è, in questa preliminare elaborazione dell’indicatore, una copertura del tutto omogenea, sia dal punto di vista territoriale che dal punto di vista del periodo di osservazione. E’ previsto per i prossimi anni un incremento di dati in tal senso con la selezione di ulteriori stazioni.

Contatti:

Rossella Maria Gafà – ISPRA                                                                                                                                                                              
rossella.gafa@isprambiente.it

Francesco La Vigna – ISPRA                                                                                                                                                                               
francesco.lavigna@isprambiente.it

Marco Marcaccio – ARPAE                                                                                                                                                                                    
mmarcaccio@arpae.it

L’andamento dei livelli di falda acquifera è in grado di restituire una fotografia dello stato quantitativo delle risorse idriche sotterranee. Attualmente, sebbene si sia cercato di selezionare un gruppo di stazioni rappresentative per ogni Macroregione Climatica omogenea del PNACC, le stazioni selezionate tra quelle disponibili non hanno ancora una copertura del tutto omogenea sul territorio nazionale. Tenendo conto di questo limite, le elaborazioni eseguite mostrano come le risorse idriche sotterranee non manifestino particolari segnali di crisi, mostrando generalmente trend stabili o positivi negli ultimi anni rispetto alla media del periodo selezionato, che va dai 10 ai 20 anni a seconda delle serie storiche disponibili. Anche alcuni report regionali recenti riferiscono di situazioni di equilibrio.

  • Fonte e accessibilità dei dati di base: Le ARPA/APPA e le Regioni sono depositari dei dati dei livelli statici e di frequente i dati sono fruibili ed accessibili tramite report periodici ovvero su siti internet dedicati.
  • Unità di misura: Metri di scostamento rispetto alla media
  • Copertura spaziale: Nazionale (a regime)
  • Copertura temporale: Fra i 10 e i 20 anni, dal 2000 al 2020
  • Periodicità di aggiornamento: Annuale

Il dato è relativo a stazioni disponibili rappresentative delle diverse “Macroregioni climatiche” definite nell’ambito del PNACC in base a modelli climatici. Si valuta l’oscillazione del livello di falda medio semestrale, normalizzato, ed il suo scostamento rispetto sia al minimo livello registrato della serie storica, sia rispetto al 25° e 75° percentile. I dati delle singole stazioni sono raggruppati e mediati rispetto alle differenti regioni climatiche. Viene anche valutato il trend dei dati medi annui degli ultimi anni per fornire una preliminare lettura della tendenza.

I dati di livello non sono stati modellati per una previsione di scenari futuri. Qualora i regimi pluviometrici dovessero variare la ricarica degli acquiferi, è possibile supporre un decremento dei livelli, che potrà essere letto come un decremento di risorsa. Le precipitazioni stanno diminuendo in Europa Meridionale. È attesa una forte pressione sulle risorse idriche, con conseguente riduzione della qualità e disponibilità di acqua, soprattutto in estate, nelle regioni meridionali e nelle piccole isole. La Strategia Nazionale di Adattamento al Cambiamento Climatico (SNACC) individua fra le situazioni più critiche quelle relative alle risorse idriche. Queste non presentano gravi criticità in termini di disponibilità di acqua su base annua, quanto piuttosto in termini di disomogenea disponibilità nel tempo e nello spazio e di efficienza gestionale. Il Piano Nazionale Adattamento al Cambiamento Climatico (PNACC) individua tra le azioni specifiche per fronteggiare la riduzione della disponibilità d’acqua, il miglioramento dell’efficacia del monitoraggio, della programmazione e dell’efficienza dell’uso della risorsa.