Frequenza di condizioni di mare agitato

La variazione delle condizioni meteorologiche climatiche globali e locali hanno effetti sui bacini marini e influenzano la generazione del moto ondoso. La maggior frequenza di condizioni meteorologiche avverse può generare eventi ondosi da intensi ad estremi. L’impatto negativo riguarda l’aumento delle aree potenzialmente soggette ad inondazione, la variazione dell’energia del moto ondoso, una maggiore erosione costiera, un aumento della vulnerabilità dei centri abitati ed attività antropiche costiere, danni a beni pubblici e privati esposti agli eventi estremi.

La pressione atmosferica e l’intensità dei venti agiscono direttamente sulla superficie del mare attraverso trasferimenti di energia che generano il moto ondoso.

Foto: ISPRA

L’indicatore esprime la frequenza e il trend delle condizioni di mare almeno agitato, con altezza d’onda significativa superiore a 2.5 metri. I regimi ondosi sono espressi secondo la scala douglas. Tale indicatore ha lo scopo di evidenziare le aree di mare maggiormente interessate da una variazione consistente dei regimi di moto ondoso.

La aree caratterizzate da una elevata frequenza di moto ondoso agitato e grosso (Fig. 1) sono quelle maggiormente esposte alle forzanti meteorologiche su ampie superfici marine (Mediterraneo occidentale, Canale di Sicilia, Mar Ionio). Tuttavia, i mari italiani sono dominati dalle condizioni di mare calmo e mosso (le frequenze di mare agitato e grosso non superano il 25% del totale).

Il trend delle frequenze (Fig. 2) è stabile lungo tutte le coste italiane, con rare eccezioni (costa occidentale di Sicilia e Sardegna). Variazioni più evidenti, ma comunque poco significative (< 0.4%), vengono rilevate in mare aperto a sud di Sicilia e Sardegna.

Contatti:

Marco Picone – ISPRA
marco.picone@isprambiente.it

Il moto ondoso è diretta conseguenza del trasferimento di energia dalle componenti meteorologiche alla superficie marina. La variazione dei regimi di moto ondoso può determinare un diverso uso della costa. In particolare, all’aumento delle frequenze di mare agitato si associa un maggior rischio per le principali attività antropiche costiere, quali la navigazione, l’utilizzo delle zone limitrofe alla linea di costa, maggiore erosione costiera, variazione degli habitat, delle aree idonee per scopi ludici e produttivi. L’indicatore mostra che i mari italiani sono dominati dalle condizioni di mare calmo e mosso: le frequenze di mare agitato e grosso non superano il 25% del totale. Il trend delle frequenze è stabile lungo tutte le coste italiane.

  • Fonte e accessibilità dei dati di base: Copernicus Marine Environment Monitoring Service (CMEMS). Prodotto di riferimento: Modello Hindcast per onde (MEDSEA_HINDCAST_WAV_006_012).
  • Unità di misura: Anno^-1
  • Copertura spaziale: Mari italiani
  • Copertura temporale: 2006-2020
  • Periodicità di aggiornamento: Annuale

I dati ricavati dalla piattaforma Copernicus sono valori ricavati dalla elaborazione di modelli di hindcast nel periodo 2006-2018. Il dato viene estrapolato su una griglia (risoluzione 0.04° lat/lon) a scala di bacino mediterraneo. Per ogni punto del grigliato viene calcolato il trend sull’intero periodo dei valori di altezza d’onda che superano 2.5 m.

Gli scenari futuri sono strettamente legati alle proiezioni dei principali parametri meteorologici nelle zone mediterranee. Recenti studi hanno dimostrato che il potere ondoso globale (global wave power) ha subìto una variazione positiva a partire dalla metà del ventesimo secolo. Le variazioni nelle condizioni estreme dello stato del mare determinano impatti su habitat, utilizzazione della fascia costiera, rischi crescenti per la popolazione esposta. L’aumento della frequenza degli eventi estremi in mare può essere valutato attraverso la variazione della frequenza degli stati di mare almeno agitato.