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Percentuale di territorio sottoposto a inusuali condizioni umide o secche

I fattori climatici contribuiscono in maniera diretta causando, a seconda della persistenza, una ridotta umidità nei suoli, un decremento dei deflussi nei corsi d’acqua e un più esteso periodo di secca in quelli a carattere temporaneo, una ridotta ricarica delle falde acquifere e uno scarso deflusso nei laghi e negli invasi di raccolta. La siccità di solito comporta scarsità di vegetazione, suolo nudo, maggiore erodibilità del terreno ed è quindi tra i fattori predisponenti i processi di desertificazione.

Se la siccità è prolungata, l’impatto negativo si manifesta sotto forma di danni diretti derivanti dalla perdita di disponibilità di acqua per l’uomo sia per usi civili, agricoli e industriali. Inoltre, si può avere perdita di biodiversità, minori rese delle colture agrarie e degli allevamenti zootecnici, perdita di equilibrio degli ecosistemi naturali.

Foto: Michele Fiori (ARPA Sardegna)

Una maggior frequenza di condizioni di deficit pluviometrici, associate ad un aumento delle temperature, determinano uno squilibrio nel bilancio idrologico che, in funzione dell’entità delle anomalie e della persistenza, causano un depauperamento delle diverse risorse idriche.

L’indicatore è basato sullo Standardized Precipitation Index (SPI) e valuta sia le percentuali di territorio soggette a eventi di siccità moderata o severa (–2 < SPI < –1) o di siccità estrema (SPI ≤ –2) sia le percentuali di territorio con condizioni di umidità moderata o severa (1 < SPI < 2) o di umidità estrema (SPI ≥ 2). L’applicazione dello SPI su diverse scale temporali riflette le modalità con cui la siccità impatta sulla disponibilità delle risorse idriche: calcolato su periodi brevi (3 mesi) fornisce indicazioni sulla umidità dei suoli, mentre su periodi medi o lunghi (12 mesi) fornisce indicazioni sulla riduzione delle portate fluviali e delle capacità negli invasi.

L’indice climatico a diverse scale temporali è correlato con le condizioni di siccità di diverse risorse idriche di un territorio, permettendo perciò di valutarne la frequenza, l’estensione e la severità ed evidenziare eventuali trend.

Per entrambe le elaborazioni (Fig. 1 e 2) non si evidenzia per il decennio un chiaro trend univoco, se non per periodi più brevi. Per lo SPI a 12 mesi dopo una fase in calo quasi costante nel quinquennio 2013-17, per la progressiva riduzione delle precipitazioni, nel 2018 si è registrato un brusco incremento a causa delle abbondanti precipitazioni che hanno caratterizzato diversi mesi; attualmente in fase di riduzione. Per lo SPI a 3 mesi l’andamento è più articolato con un trend che rispecchia parzialmente quello a 12 mesi.

Contatti:

Michele Fiori – ARPA SARDEGNA 
mfiori@arpa.sardegna.it

Andrea Motroni – ARPA SARDEGNA
amotroni@arpa.sardegna.it

Nel 2017 i valori di SPI relativo a 12 mesi hanno raggiunto la classe “estremamente siccitoso” (≤ –2) su circa il 60% del territorio regionale sardo; in questo periodo si è registrato un forte deficit nei corsi d’acqua e negli invasi della Sardegna, soprattutto del settore occidentale, che ha causato limitazioni nella disponibilità di acque per l’uso irriguo e restrizioni per gli usi civili. Per lo SPI relativo a 3 mesi si è avuta un’estensione del 90% e si è registrata una sensibile riduzione dell’umidità dei suoli e condizioni sfavorevoli alle coltivazioni. Nel 2018 si sono registrate condizioni opposte, con diffusi ristagni idrici nei campi e livello degli invasi prossimi ai valori massimi, con SPI su 3 mesi e SPI su 12 mesi nella classe “estremamente umido” sul 90% del territorio.

  • Fonte e accessibilità dei dati di base: Per la Sardegna si possono consultare nei report mensili e annuali prodotti dal Dipartimento Meteoclimatico  es. http://www.sar.sardegna.it/servizi/agro/monit_siccita.asp
  • Unità di misura: Numero puro
  • Copertura spaziale: Regionale
  • Copertura temporale: 2011-2020
  • Periodicità di aggiornamento: Annuale

L’indice SPI calcolato sui punti stazione per i periodi di aggregazione di 3 e 12 mesi, viene interpolato per la produzione di mappe, sulle quali si determina la percentuale del territorio che ricade oltre i valori soglia (–2, –1, 1 e 2) e vengono aggiornati i relativi grafici pluriennali. La serie climatologica di riferimento per il calcolo dello SPI copre il periodo 1971-2000.

Per l’area del Mediterraneo è previsto un aumento delle temperature e una riduzione delle precipitazioni dalla maggior parte dei modelli Global Climate Models (GCM) e Regional Climate Models (RCM) come anche confermato recentemente dall’Intergovernmental Panel on Climate Change delle Nazioni Unite. A scala nazionale, cambiamenti di precipitazione associati a quelli di temperatura ed evaporazione porteranno a un significativo aumento degli eventi siccitosi, su gran parte della Penisola.